Partiamo dall’etimologia della parola: cultura deriva dal verbo latino “colere”, il cui significato è “coltivare”; i romani lo utilizzavano quindi per riferirsi a tutte le attività di manipolazione della natura da parte dell’uomo. Anche oggi questa accezione resta viva in ambito agricolo e riguardo l’allevamento di microrganismi, definito per l’appunto cultura (di batteri, di virus e via discorrendo).
Gli antichi romani usavo il verbo “colere” anche con un secondo significato che indicava la coltivazione dell’anima, quindi l’educazione dell’individui, la cura e la concimazione del proprio io; proprio come si coltivava la terra, così era necessario coltivare sé stessi mediante attività educative e formative di vario genere, che i latini chiavano “cultura animi”. Dallo stesso verbo deriva l’aggettivo “cultus”, che, in opposizione a silvester o neglectus, si riferiva alle cose coltivate e curate. È da questo aggettivo che noi abbiamo mutuato la parola “culto”, ormai utilizzato soprattutto in senso religioso.
Curare per sviluppare
Come si vede, il termine cultura è uno stretto parente di coltivazione e si riferisce agli interventi di cura nei confronti di qualcosa e, per estensione, di qualcuno. In assenza di cultura, questi qualcuno e qualcosa potrebbero deperire o addirittura non nascere. Ecco perché noi lo utilizziamo per un’ampia varietà di situazioni e definizioni: agricoltura, cultura personale, culturismo, sono tutti termini che sottintendono cure e attenzioni.
Nel corso dei secoli, e lo vedremo più avanti, il concetto di cultura è stato notevolmente ampliato, ma non ha mai perso del tutto il suo significato originale, che ben rappresenta l’essenza stessa dell’atto di coltivare. È infatti di attualità parlare di cura di sé e degli altri. Il termine indica tuttora un processo di sviluppo (fisico, mentale, individuale o collettivo) e oggi, nel suo senso più moderno, appare chiaro come esso non possa assolutamente prescindere dall’educazione. Forse ci ritroviamo a inquadrare meglio il significato di cultura se le diamo valore di conoscenza fondamentale (il complesso di saperi e tradizioni) in riferimento all’essenza di ciascuna popolazione e delle sue generazioni future.
Un’ultima considerazione: è solo nei secoli più recenti che il termine cultura ha assunto il significato di insieme di saperi, come fa notare il giurista spagnolo Jesús Prieto de Pedro; ancora nel 1690, nel Dictionnaire Universel di Antoine Futière, la parola viene usata nel suo senso originario.